L’Università Bocconi di Milano, nostro cliente storico, ci ha affidato l’ingegnerizzazione degli espositori dei suoi prodotti di merchandising. La nuova collezione è focalizzata sul motto “Knowledge that matters”, introdotto alcuni anni fa e rappresentato fisicamente dall’opera dell’artista Lorenzo Petrantoni (installata nella piazza tra viale Bligny e via Röntgen il 23 ottobre 2019).
Il progetto di design
Per disegnare i nuovi espositori, Bocconi si è rivolta alla filiale italiana del famoso studio Landor, quello che – tra l’altro – realizzò il logo di Alitalia nel lontano 1967 (per la cronaca, il brand della nostra compagnia aerea nazionale rimase in uso fino al 2014, anno in cui fu sottoposto ad un intervento di restyling, sempre ad opera di Landor, senza tuttavia perdere l’identità originaria).
Il nostro intervento
Una volta approvato il design concept, Bocconi ci ha interpellato per ingegnerizzare e realizzare concretamente il progetto, che sino a quel momento esisteva solo sulla carta.
Il primo problema che i nostri designer hanno dovuto affrontare è stato la scelta dei materiali da utilizzare, che dovevano rispondere a tre requisiti fondamentali:
1. robustezza
2. trasparenza
3. leggerezza
Gli espositori, infatti, sono concepiti come una composizione di parallelepipedi sovrapposti, nella quale gli elementi inferiori devono reggere e sostenere quelli posti più in alto. In secondo luogo, le capsules adibite a contenere gli oggetti devono essere perfettamente trasparenti – ovviamente. Infine, il peso di ogni elemento deve essere il minore possibile, per agevolare le operazioni di sostituzione degli oggetti contenuti.
Per tutte queste ragioni, la scelta è caduta sul metacrilato Setacryl (nei colori istituzionali di Bocconi), materiale che soddisfa pienamente tutti i requisiti su esposti.
Il secondo problema di ingegnerizzazione ha riguardato il metodo con cui unire le varie capsules che – chiaramente – non si possono semplicemente sovrapporre l’una all’altra.
La soluzione è stata trovata realizzando un gioco di incastri grazie al quale i singoli elementi, invece di essere “appoggiati” uno sull’altro, sono divenuti solidali tra loro. Ogni incastro, poi, è stato bloccato grazie a viti apposite che, essendo dello stesso materiale dei parallelepipedi, risultano di fatto invisibili.